“Diabete in marcia” (22-24 maggio 2009)

Si è svolta dal 22 al 24 maggio la seconda edizione di “Diabete in marcia”, un week-end educativo per persone con diabete di tipo 1 organizzato dall’Associazione D-Project Onlus di Marino (RM).
Responsabile dell’organizzazione è stata Donatella Bloise, diabetologa, coadiuvata nello svolgimento del programma da Patrizia Di Mauro, diabetologa, Marisa Neri, dietista, Miriam Taddei e Laura Pompili, infermiere, e Natalia Piana, pedagogista, che ha curato l’approccio narrativo e la scrittura di sé quali strumenti di cura educativa. Il gruppo di 16 persone è stato ospitato presso la struttura alberghiera Villa Altieri di Albano. Il programma prevedeva attività sportiva durante la mattina presso il Lago di Castel Gandolfo, mountain bike, dragon boat e passeggiata e incontri educativi di gruppo durante il pomeriggio, durante i quali i partecipanti si sono confrontati sulla cura di sé e le strategie da adottare nella terapia.

Riflessioni di alcuni partecipanti

Maurizio 

Quello che ho notato, anche rispetto all’esperienza precedente, è stata l’immediata sintonia che si è creata fra di noi. Almeno da parte mia, che sicuramente non sono un tipo estroverso, anzi, posso dire di essermi sentito subito integrato con tutti. Ad esempio, quando è stata fatta la presentazione in coppia, quella sui pregi e difetti, l’età, ecc, ho descritto e raccontato le cose di me a Roberto come se fossimo stati amici da sempre, ma anche con Iris e tutti gli altri mi sono sentito subito a mio agio. Un’altra cosa importante, la commozione aperta e spontanea di tutti, nessuno ha cercato di nascondersi, almeno per quanto possibile, e credo che tutti siamo stati abbastanza naturali nell’esprimere i nostri sentimenti e le nostre esperienze. Per quanto riguarda un aspetto più “tecnico” ho notato che abbiamo utilizzato molto di più i glucometri, in ogni situazione, direi senza pudore… Ho già visto un po’ delle foto e spesso c’era qualcuno di noi intento a misurare la glicemia.

 

Massimo 

Ringrazio per l’opportunità ed accetto con interesse l’invito ricevuto, ho di nuovo l’occasione di confrontarmi con persone che vivono la mia stessa condizione. Sono molto attratto dalla possibilità di acquisire informazioni riguardo la maniera di comportarmi se finalmente decidessi di fare di nuovo attività fisica, in effetti da quando ho contratto il diabete la mia vita è diventata, per varie ragioni, sedentaria. A parte questo, lo stimolo più grande è quello di osservarmi mentre interagisco con il gruppo, come vivo le dinamiche che vengono a crearsi.
Devo dire, al termine dell’esperienza, che le aspettative sono state tutte esaudite, dalle indicazioni apprese riguardo le strategie tecniche da adottare nella terapia prima, durante e dopo l’attività fisica, alle scelte alimentari, all’approccio narrativo e alla scrittura di sé come strumento di cura.
Vorrei, comunque, porre l’accento su un aspetto che durante il WE mi ha molto colpito, la progressiva integrazione che si è venuta a creare nel gruppo, non soltanto tra diabetici o tra diabetici e operatori sanitari come normalmente avviene in queste occasioni, ma anche con gli accompagnatori che hanno partecipato attivamente alle attività. In particolare sono rimasto estremamente colpito da due di loro, una ragazza che ha accompagnato sua sorella e un ragazzo che era lì con la sua compagna. La loro voglia di procurarsi informazioni sembrava, a volte, maggiore della nostra che viviamo in prima persona il disagio. Sono riusciti a mettersi in gioco evidenziando spesso le loro paure, gli ostacoli che hanno incontrato, a volte, anche se non direttamente coinvolti, per affrontare, nella migliore maniera possibile, le loro situazioni di vita quotidiana a fianco di un diabetico.
La loro capacità di prendere in considerazione le nostre esigenze, l’attenzione alle soluzioni offerte dagli operatori sanitari, mi ha fatto molto riflettere: quanto è importante per noi diabetici sapere che chi ci sta vicino è informato.
La nuova indicazione che ho avuto da questo WE, l’interesse manifestato da queste due persone, mi consente di vedere gli altri in maniera differente; anche se non tutti gli individui sono speciali come loro, esiste la possibilità di educarli al nostro ascolto, a volte basta solo questo!
Da questa considerazione parte un invito agli ottimi organizzatori:
proviamo a coinvolgere di più gli pseudodiabetici, così si sono auto definiti i familiari; è vero che l’associazione estende sempre gli inviti, quello che intendo dire è stimolare la partecipazione attiva a tutte le tematiche che vengono toccate durante le riunioni. Se da una parte potrebbe sembrare come una sorta di contrazione del tempo dedicato al diabetico, di contro intravedo, invece, un grande ritorno soprattutto nella sfera emotiva del diabetico stesso e una maggiore condivisione della routine quotidiana. A volte succede che quello che non si riesce ad esternare nel quotidiano, può venir fuori in queste occasioni e ambo le parti ne traggono considerevoli vantaggi.
Ogni incontro mi permette di arricchire il mio archivio di conoscenza, comprendo sempre di più quanto è importante sapere che l’accettazione, la motivazione a vivere il disagio attivamente, sono dentro di me, c’è solo bisogno di dare spazio per consentire loro di manifestarsi.

Un ringraziamento a tutti per il lavoro fatto
A presto
Max

 

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“Diabete in marcia” (22-24 maggio 2009)

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